La parola stessa “scialpinismo” è un’unione di due mondi lontani e vicini allo stesso tempo: la disciplina combina l’alpinismo con lo sci e ha radici storicamente parecchie profonde. Due righe sulle sue origini – gli storici mi perdoneranno eventuali inesattezze – perché forse non è nota a tutti.
Lo scialpinismo ha origini antiche, risalenti all’uso degli sci come mezzo di trasporto nei paesi nordici, molto prima dell’invenzione della ruota (pazzesco eh).
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Con il tempo, questa pratica si è evoluta, passando dalle imprese dei pionieri come F. Nansen (attraversò la Groenlandia su sci nel 1888) fino alla disciplina sportiva come la conosciamo oggi, che ha iniziato a prendere forma all’inizio del XX secolo. È passato alla storia quando nel 1927 O. Mezzalama ed E. Santi compirono la prima ascensione sciistica italiana al Monte Bianco. Seguirono competizioni, invenzioni, esperimenti, successi e fallimenti – come sempre agli esordi – fino a diventare la disciplina sportiva oggi riconosciuta e amata da molti (diciamo a chi piace far fatica soprattutto, ma non solo).
Il boom dello scialpinismo, pro e contro della popolarità
Recentemente la popolarità dello scialpinismo in Italia ha visto un’impennata, soprattutto a partire dal 2020 principalmente per via delle restrizioni imposte dalla pandemia (inclusa la chiusura degli impianti di risalita) e quando molti appassionati di sport invernali hanno quindi cercato alternative per continuare a praticare attività all’aperto, avvicinandosi allo “skialp” (anche se un’ex allieva di SA1 si è posta l’interrogativo della vita, ovvero chi ha inventato questo inglesismo senza capo né coda?)
In più, tra poco rientrerà nel calendario olimpico delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Insomma, un picco di popolarità che è stato raggiunto sia a livello amatoriale che agonistico.
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Scialpinismo e inclusione, step by step
Cresceva il numero di persone che si avvicinano a questo sport per la prima volta, passano gli anni della pandemia, il cambiamento climatico e l’innalzamento delle temperature hanno un forte impatto sul pianeta e indubbiamente sullo scialpinismo. Tutto cambia, si evolve e così anche le tecnologie e attrezzature per migliorare le prestazioni e garantire la sicurezza degli appassionati. I materiali diventano sempre più leggeri, resistenti, performanti, garantendo anche maggiore sicurezza.
Anche il concetto in sé di scialpinismo si espande e si apre agli snowboarder che, seppure a fatica, si stanno facendo strada per migliorare l’attrezzatura e consolidare la tecnica sulla splitboard. Si promuove così l’inclusione di un pubblico più ampio e variegato (sono quelli che in discesa cercano i salti per fare trick e acrobazie tipiche dello snowboarder).
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Safety first but, progress?
Sia sugli sci che sulla splitboard, la sicurezza in montagna è un aspetto cruciale dello scialpinismo. Le nuove apparecchiature (ARVA – Apparecchio di Ricerca di Vittime in Valanga o anche gli zaini APS-Airbag Protection System), sono diventate più affidabili, sicure e facili da usare, offrendo maggiore protezione e riducendo il rischio che comunque non è mai azzerabile.
Altri dispositivi tecnologici, come le app per la sicurezza (e non solo) o ancora gli smartwatch, stanno diventando strumenti sempre più indispensabili per gli scialpinisti moderni. Queste innovazioni, tuttavia, non sostituiscono una solida conoscenza dell’ambiente montano e delle tecniche di sicurezza. Ma è importante guardare al futuro e consolidare la formazione su questi dispositivi e i prossimi che verranno. Siamo pronti a questo cambiamento?
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Personalmente, sono convinta che la tecnologia non può sostituire l’esperienza e il giudizio umano, ma può dare un grande contributo in termini di sicurezza, protezione e soccorso. Avere delle competenze in materia e restare aggiornati sulle ultime novità è fondamentale per non rimanere indietro (a nessuno piace stare indietro nelle gite) e aiutare questo meraviglioso sport a perfezionarsi.