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Anniversario 12 luglio 1982-2022

Cervino

di Mario Campi

Per molti queste date ricordano i quarant’anni dalla vittoria della nazionale italiana ai campionati mondiali di calcio del 1982, ma per noi (Cesare Taddia, Andrea Taddia, Roberto Taddia e il sottoscritto) rappresentano il successo della salita al Cervino, raggiunto appunto il 12 luglio 1982.

Era stata una primavera piuttosto calda e, in particolare, nel mese di giugno si erano raggiunte temperature che oggi associamo all’anticiclone africano. La neve si era sciolta anche sulle cime più elevate e molti itinerari ai “quattromila” erano fattibili e così mi frullò in testa di salire sul “quattromila” più emblematico: il Cervino. Ne parlai con Cesare, compagno di diverse gite scialpinistiche ed alpinistiche e ne fu subito entusiasta ed arruolò i suoi figli che garantivano bravura e soprattutto gioventù molto utile per portare i pesi delle attrezzature necessarie. Mancava però chi avesse la conoscenza e l’esperienza per un tale impegno. La risposta più naturale fu di coinvolgere Filippo Bozzi che aveva già salito il Cervino in gioventù. Filippo fu d’accordo e coinvolse anche Nadia Rovaris.

Il programma fu il seguente: partenza da Milano nel primo pomeriggio di venerdì per raggiungere in auto il Rifugio Duca degli Abruzzi; Filippo e Nadia sarebbero partiti dopo l’orario d’ufficio e quindi ci avrebbero raggiunti alla sera. Sabato salita al rifugio J.A. Carrel. Domenica la sperata conquista del Cervino e ritorno a Milano. Come spesso accade il programma non potè essere realizzato perché venerdì quando arrivammo a Cervinia scoprimmo che il rifugio Duca degli Abruzzi era ancora chiuso, il che voleva dire impegnare un altro giorno. Filippo informato di ciò decise di rinunciare e così Nadia.

Mancando la nostra guida ci rivolgemmo alle guide di Cervinia che però (giustamente) non volevano impegnarsi con persone di cui non conoscevano esperienza e capacità e chiedevano in sostanza una ascensione di test, che noi non potevamo fare considerati i nostri impegni di lavoro.

Fu Cesare che gettò il dado e decise di affrontare da soli la salita al Cervino: “arriviamo fino al rifugio Carrel e poi valutiamo le nostre condizioni e il meteo”. Il nuovo programma prevedeva di passare la notte di venerdì in albergo a Cervinia, il giorno dopo salire al bivacco (sfruttando in parte la funivia fino a Plan Maison) e poi il giorno successivo la salita al Cervino e ritornare a casa. Le cordate individuate di comune accordo erano: Mario C. e Andrea T.; Cesare T. e Roberto T. 

Pernottato a Cervinia, sabato pomeriggio eravamo al bivacco: il tempo era buono per non dire ottimo: cielo sereno e temperatura perfetta. Di comune accordo, salvo verifica al mattino successivo, decidemmo di proseguire.

Non vi tedio con la descrizione della salita che si può trovare su molti manuali e sulla Guida ai Monti d’Italia che era appunto la nostra guida, piuttosto succinta per la verità. Fu anche dovuta alla stringatezza della descrizione che io sbagliai il percorso e mi portai sulla parete ovest. Per fortuna due alpinisti svizzeri che erano partiti prima di noi dal bivacco ci videro dall’alto e con grandi gesti e sbracciate ci indicarono di ritornare sul filo di cresta. Questa deviazione fu senz’altro il tratto più difficile e pericoloso: roccia friabile e mancanza di appigli ed ancoraggi. Ne venimmo fuori pur perdendo molto tempo. L’unica consolazione, se così si può chiamare, è che anche Filippo, come ci raccontò poi si era a suo tempo sbagliato finendo sulla ovest.       

Eravamo però in ritardo notevole rispetto alla tabella di marcia. La deviazione sulla ovest, la presenza ancora di neve in moti punti e la ricerca del percorso ci avevano fatto ritardare non di poco. Il tempo si manteneva però stabilmente sul bello: il classico cielo senza una nuvola. Cosi quando fummo alla base del Pic Tyndal ci fermammo per una veloce sosta mangereccia e decidemmo di proseguire ben sapendo che avremmo dovuto pernottare ancora al bivacco.

In breve: alle 15 eravamo in vetta e alle 20 eravamo di nuovo al bivacco Carrel. La neve che ci aveva in parte ostacolato era ora benvenuta perché ci offrì abbondanti bevute a noi assetati. La mancanza di neve che al giorno d’oggi, si registra sul percorso del versante italiano costituisce un non piccolo problema. Cervinia appariva tutta illuminata e si sentiva un lontano rumore: erano i festeggiamenti per l’Italia campione del mondo del calcio. Mentre noi salivamo sfruttando i “canaponi” gli Azzurri battevano la Germania. 

Noi, stanchi, ma felici e sodisfatti, brindammo alla nostra magica avventura. Dormii poco quella notte: l’adrenalina era ancora molto alta. 

Il mattino dopo lasciammo il bivacco alle 6 per scendere a Cervinia e alle 14 eravamo a Milano.